Museo Amarcord
Amarcord,
espressione dialettale romagnola «a m’arcord» ossia «mi ricordo», è il nome del
Museo di Châtillon dove il tempo si è fermato agli anni Cinquanta. Il luogo affascina
ed emoziona i cinquantenni che rivivono la loro gioventù e incuriosisce le
nuove generazioni. Il visitatore viene accolto da una musica dell’epoca,
accompagnata da un caratteristico fruscio trasmesso dalla puntina su un disco
in vinile che un jukebox americano sta
facendo girare. Subito dopo appare lui Giovanni (Gianni) Stelitano, agente
della Polizia municipale del paese ora in pensione, diventato collezionista e
cicerone nel suo museo. «Ho iniziato a collezionare per caso da bambino – dice Stelitano
-. Appassionato di musica, all’età di dieci anni, abbonandomi alla rivista Giovani,
che conservo tuttora rilegata, mi fu regalata una chitarra classica». All’epoca
non era un problema se a lavorare era un minorenne. «Dodicenne – continua
Stelitano -, nei mesi estivi, durante le vacanze scolastiche, lavoravo in una
pizzeria di Saint-Vincent come lavapiatti e tra un piatto e un boccale per la
birra che lavavo, canticchiavo le canzoni dei miei idoli di musica leggera in
classifica nelle hit parade, seguendo i ritmi che uscivano da un registratore
Geloso 256 del 1959, allora una vera chicca che una cameriera teneva sempre in
funzione. Sono riuscito ad acquistarlo, ma con tanti sacrifici». Oggi il museo
accoglie oltre 200 pezzi, ognuno collegato a un ricordo o a una storia. «Da
allora ho continuato, acquistando, ma soprattutto barattando e recuperando
oggetti che le persone volevano buttare; dal piccolo al grande elettrodomestico,
dalle radio, ai giradischi e televisori a valvole». Nel percorso appare un
Commodor 64 (il papà dei personal computer), alcuni flipper, delle slot machine
parlanti originali americane, alcuni documentari in videocassette VHS
dell’Istituto Luce, le “reclame” dei Caroselli messe in onda prima di andare a
dormire, i giocattoli, le raccolte di fotografie raffiguranti scorci del paese;
panorami che oggi non corrispondono più alla realtà. Appesa a una parete del
muro spicca una bicicletta con i cerchioni in legno e ben allineate varie motociclette,
lambrette, vespe. All’ingresso troneggia la sua autovettura preferita, la Fiat
500 R, Abarth, da lui restaurata e verniciata di colore rosso Ferrari. «La 500
non la venderò mai – dice – perché mi ricorda la mia gioventù, i viaggi, anche
in Sicilia, e il momento dell’acquisto nel 1971, al prezzo di 710 mila Lire,
pagate a rate. Ora, ogni tanto, le faccio fare un giro partecipando a raduni di
auto d’epoca». Anche il gioco del calcio è da sempre una sua passione. «Nel
1966 ho iniziato a giocare a calcio nella squadra del Châtillon, come ala
sinistra. Nonostante la mia esile corporatura ero soprannominato il “rapinatore
delle aree”, perché riuscivo a fare dei goal che nessuno riusciva a parare». L’unica
amarezza è da attribuirsi al mancato riconoscimento del valore del museo. «Le
promesse sono state tante – conclude Stelitano – ma in realtà le mie richieste
di uno spazio espositivo comunale in centro paese o di una vetrina, motivate
dal fatto che l’attuale spazio è decentrato, non sono state soddisfatte, né il
museo è inserito nei percorsi turistici. Ritengo che potrebbe essere un valore
aggiunto sia per il paese sia per la Regione. Lo dimostra il fatto che durante
l’ultimo ritiro della Juventus il museo è stato pubblicizzato e nei pomeriggi
di apertura ha accolto oltre 500 visitatori». Il museo Amarcord, sito in località
Chameran in via Hugonin 6, è aperto venerdì e sabato pomeriggio dalle 16 alle 18. Per
eventuali visite guidate fuori orario telefonare al 339.7691045.